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    Cadono sul seno dolente, misteri

    acuti miraggi nel tremore ombroso di arnie

    rosolacci insolenti, cocchiere d’un deserto

    grezzo senza sciacquii di fragranze, ignude

    parole si chiudono a Sud, simile al mormorio piatto

    che attorno sente la bellezza quando i Bronzi arrivano

    dolce è anche il loro riposo che a una donna vergogna

    risparmia, di sogni e d’amore, di ella bacia

    il core con tale virile ardore nell’occhio

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  • Oggi è il giorno che cade nel tuo respiro

    O …. Mamma

    un giorno spoglio di colori e sapori

    che rivestite un silenzio di gioia

    per il Signore

    dolente per la mia carne

     

    Appari piccola nel tuo profumo

    O … Mamma

    inebria il tuo viso di rughe

    scivolate nell’eco nel tuo agire da donna

    gracile come una viola in primavera

    riarsa d’amore e fame di vita

     

    I nostri giorni

    O …. Mamma

    un tesoro di gioie

    nascosto nel nostro cianciare educato

    sommerso in un tempo solitario

    a tenerci per mano, annegata da brevi frasi

    e da promesse che le mie labbra pronunceranno domani

     

    I tuoi insegnamenti

    O …. Mamma

    non permetteranno che io vacilli

    son parole più delicate dell’olio

    che palpitano dentro di me violentemente

    e ogni sera ritornano in me come pane

     

    Sei stata i mio rifugio

    O …. Mamma

    la mia fortezza

    il tuo amore scudo e corazza

    bastava un tuo guardo

    e con gli occhi mi risollevavi

    dai miei scogli

     

    Sorge un altro sole

    O …. Mamma

    esulta la sua forza

    gioisce altri cuori

    il mio è fermo

    a pregare per te il Signore

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    Dal mare appari in cesellatura

    sirena, dove il creato si svela

    è il piacere dell’occhio segue

    l’invito oltre l’orizzonte fa eco

    tra battelli che leggeri emettono bava

    dove ha scheggiato il sole il suo barlume

    o l’albeggiare nel suo rosato nascere

    il lattescente gabbiano si muove in acqua

    dimena l’alice, arcano corteo lucente

    fuggevole a fauci saccheggiatori

    Potessero le mie brame riversarsi

    in questo tino ionico, rapito alle tue orecchia

    e toccare il tuo cuore cortese

    tanto può la passione in questa impresa

    il richiamo di una zampogna quando

    è  colma di suoni ricchi ch’inebriano

    Ah, quei suoni per me siano l’ambra di magia

    l’assaggerò, li coglierò, quando la luna

    il suo cereo volto svela nello sguardo affamato mio

    pronto ad afferrare i deboli spruzzi

    di Morgana cui lo sguardo erompe il cuore

    in poesia, impugnerò d’aquila la penna

    glorificò  col grido suo il nome tuo Reggio

    finché una luce fluente d’estasi

    possa morire di piacere e il suo giovane

    spirito  alle visioni di ombre silenti

    dia riposo a te vergine dormiente

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